Le cicerchie selvatiche

È arrivato il caldo e in queste settimane il parco ha iniziato a colorarsi delle tipiche fioriture che ci accompagneranno nei prossimi mesi. Eleganti campanule azzurre spiccano sulle scarpate in ombra o ai margini del bosco, mentre nei prati sono in fiore il trifoglio dei prati, la malva i convolvoli e le cicerchie. Proprio queste ultime sono tra le fioriture più appariscenti per il rosa intenso dell’ampio vessillo che ne compone la corolla. La cicerchia silvestre o cicerchione (Lathyrus sylvestris) e la cicerchia a foglie larghe (Lathyrus latifolius) sono specie comuni nei prati aridi e nelle siepi; entrambe mostrano le caratteristiche ali ai lati del fusto, un poco più ampie nella seconda, e i cirri terminali che usano per aggrapparsi ad altre erbe alte o agli arbusti. I frutti, che compariranno a breve, sono dei legumi stretti e sottili, che arrivano sino a 7 cm nella cicerchia silvestre e a 10 in quella a foglie larghe.
I semi all’interno, in genere una dozzina per frutto, erano un tempo utilizzati nell’alimentazione umana, soprattutto quando i raccolti scarseggiavano e per nutrirsi si ricorreva anche a queste piante molto rustiche. Verso la fine dell’Ottocento si è però scoperto che i semi delle varie cicerchie selvatiche contengono una neurotossina detta ODAP (acido ossalildiammino propionico) e il loro consumo prolungato può causare una grave sindrome neurologica nota proprio come “latirismo”.