Situazione attuale del parco

 

Le conseguenze degli eventi meteo dello scorso maggio, comportamenti da tenere nel parco e impatto sul programma delle attività estive della Fondazione Villa Ghigi.

Il caldo e il sole di questo periodo ci hanno fatto quasi scordare gli eventi metereologici disastrosi dello scorso mese di maggio, quando nel parco la quantità di pioggia caduta è stata oltre la metà della precipitazione annua regionale dello scorso anno. La stazione meteorologica Villa Ghigi, infatti, installata da Arpae Emilia-Romagna poco distante dalla nostra sede del Palazzino, a maggio ha registrato una piovosità di 371 mm (a fronte dei 677 mm di pioggia del 2022).

Nel parco i danni conseguenti e in parte ancora visibili sono stati diversi e di varia natura: esondazioni, allagamenti, impaludamenti, strade e sentieri con fondo inciso da solchi di erosione prodotti dalla forza dell’acqua di ruscellamento, fossi rovinati e manufatti idraulici intasati; e, ancora, cinque distinti dissesti lungo la viabilità.

Una conta dei danni non paragonabile alle situazioni devastanti di altre aree della nostra regione, ma che rende necessario un corpo significativo di lavori di varia natura per i ripristini, oltre a risorse economiche adeguate e ingenti per l’esecuzione di questa serie imprevista di opere straordinarie. Tra le conseguenze indotte dagli eventi meteo di maggio c’è anche il rallentamento nell’esecuzione di alcune operazioni di manutenzione ordinaria del parco, come ad esempio gli sfalci dei prati, che si stanno protraendo per poter garantire agli operatori di lavorare in piena sicurezza.

Nel frattempo chiediamo ai frequentatori del parco di non avventurarsi nelle zone non ancora sfalciate, dove le erbe alte potrebbero celare qualche ulteriore segno di dissesto, di non avvicinarsi alle aree franate che comunque sono state prontamente delimitate e segnalate, di usare un atteggiamento prudente evitando inutili rischi.

Per queste ragioni abbiamo in parte rinunciato ad alcuni ormai tradizionali appuntamenti di inizio estate, che negli anni scorsi avevano richiamato nel parco centinaia di persone, come le serate dedicate alle lucciole (Le lucciole stanno a guardare) e le osservazioni guidate del cielo notturno attraverso l’aiuto di un potente raggio puntato sulla volta celeste (Laser tra le stelle). Si tratta certamente di limitazioni che comportano qualche sacrificio per tutti, ma c’è chi in questo periodo e in altre zone della nostra regione ne sta facendo decisamente di ben più grandi. Intanto proseguiremo alacremente nei lavori per ripristinare al meglio il parco.

Grazie per la collaborazione e ai prossimi aggiornamenti.

Una specie di cicala davvero molesta!

 

Da qualche tempo nel settore alto del parco si possono incontrare giovani alberi che non passano di certo inosservati e destano qualche curiosità: alcuni hanno manicotti di tessuto feltroso bianco intorno al tronco, altri le chiome avvolte in candide reti come veli da sposa, altri ancora con vistosi cartellini gialli riportanti strane sigle. Si tratta di piante oggetto di una serie di prove sperimentali intraprese dalla Fondazione Villa Ghigi in collaborazione con Agri2000 e con il Servizio Fitosanitario Regionale per studiare un insetto, una piccola specie di cicala, e individuare strategie di contenimento dei danni che esso provoca sugli alberi e arbusti del parco.

L’insetto, Cicadetta brullei anche detta Cicaletta dei fruttiferi, dopo avere passato l’inverno sotto terra in forma larvale, a giugno inizia a frequentare le chiome degli alberi per deporre le uova. E lo fa incidendo con il suo ovopositore i rametti più giovani delle piante dove lascia vistose ferite, difficili da rimarginare, in corrispondenza delle quali spesso il rametto finisce per spezzarsi. Avvistata per la prima volta nel parco nel 2016, questa specie nel corso degli ultimi anni si è manifestata con sempre maggiore vigore a giudicare dai danni riscontrati. Sembra non avere preferenze di specie botanica: dai rusticani ai mandorli, dai ciliegi alle querce, finanche i tralci di vite e le rose selvatiche mostrano i segni della sua attività. Finalmente quest’anno si è avviata una ricerca, con il supporto tecnico scientifico e operativo di esperti in materia, che ci auguriamo possa dare risposte concrete per approfondire il ciclo di questo invertebrato e contenerne la diffusione (che al momento sembra essere limitata all’area del parco e alle zone limitrofe, ma che potrebbe rappresentare un grave problema nel caso si estenda alle zone agricole della nostra provincia).

Copepodi, nostri preziosi alleati

Grazie alla fattiva collaborazione con il Centro Agricoltura Ambiente di Crevalcore, la lotta biologica alle fastidiose zanzare che si riproducono nelle raccolte d’acqua del Parco Villa Ghigi, può quest’anno contare su nuovi e preziosi alleati.

Si tratta dei Copepodi, piccolissimi crostacei acquatici che si nutrono proprio delle larve di zanzara tigre che predano in gran numero, contenendone di conseguenza la diffusione. Nonostante alcuni campionamenti ne abbiano attestata già una scarsa presenza anche prima dei trattamenti, nelle vasche del Palazzino, nella vasca localizzata al nucleo rurale de Il Becco e nello stagno didattico nei pressi del parcheggio di via Gaibola, i crostacei sono stati inoculati in gran numero; in questo modo, si vuole avere la certezza di una quasi azzeramento della popolazione di questi Culicidi (le zanzare, appunto).

Inoltre, come gli altri anni, gli stessi ambienti acquatici sono stati trattati con Bacillus thuringensis, altro prodotto totalmente innocuo per l’uomo (cristallizza in ambiente basico, come l’intestino degli insetti, e non in ambiente acido, la condizione che si verifica nello stomaco dell’uomo e di altri animali); il prodotto, anche in questo caso fornito dal Centro Agricoltura Ambiente, è invece in grado di contenere in maniera massiccia lo sviluppo degli stadi larvali della zanzara comune.

Il codirosso spazzacamino

Ivan Bisetti Fondazione Villa Ghigi

Con l’arrivo del freddo sono molti i piccoli uccelli che decidono di compiere migrazioni altitudinali scendendo dalle Alpi e dagli Appennini verso territori meno gelidi e con minore copertura nevosa. Le aree urbane più ampie, con il loro microclima invernale derivato dagli impianti di riscaldamento, diventano spesso luoghi di attrazione e capita così di incontrarli nei parchi e giardini vicini alla città o anche nei pressi delle abitazioni, dove non disdegnano il cibo che viene loro offerto. Anche il parco in questo periodo si popola di nuovi abitanti alati che, con la caduta delle foglie, risultano maggiormente visibili. Tra questi il pettirosso è sicuramente il più noto e facile da osservare per la sua abitudine di mostrarsi spesso ben in vista su un rametto o una staccionata nell’area che ha scelto come suo territorio invernale. Nei giorni scorsi ha fatto la sua comparsa anche il codirosso spazzacamino, prendendo il posto del suo stretto consimile, il codirosso comune, che è stato presente invece durante l’estate e, dopo avere nidificato con successo, con l’arrivo dell’autunno si è involato verso l’Africa dove trascorrerà l’inverno in attesa di fare ritorno da noi la prossima primavera. Un piccolo gruppo di codirossi spazzacamino (Phoenicurus ochruros), formato da alcune femmine e un maschio, ha sostato presso le vasche del Palazzino per abbeverarsi; il maschio si riconosce per il dorso di colore grigio scuro con il petto e la gola quasi neri, la femmina, nella foto, e invece di colore grigio più chiaro, talvolta quasi bruno; in entrambi la coda, che agitano frequentemente, è di un evidente colore arancione rossastro. Il codirosso spazzacamino si ciba soprattutto di insetti e ragni, come ben rivela il becco sottile e appuntito, ma in questo periodo apprezza anche le bacche di cui il parco è particolarmente ricco; nelle prossime settimane sarà probabilmente possibile avvistare ancora qualche esemplare della specie mentre saltella sul tetto dell’edificio o sta impettito sui rami di qualche arbusto nelle vicinanze.

Un buon anno per il foliage

Mattine fredde e luminose e poca nebbia hanno determinato in questa prima parte di autunno le condizioni favorevoli per la comparsa nel parco dei caldi colori tipici della stagione. Le ampie e inconfondibili foglie lobate dei fichi hanno assunto un’intensa colorazione gialla, come anche le grandi foglie composte dei noci. Particolarmente vistose quest’anno sono le chiome dei ciliegi, che risaltano nei filari del parco per il bel fogliame aranciato e contrastano col rosso violaceo del sanguinello nel grande arbusteto che ha colonizzato il vigneto abbandonato a lato dell’orto del Becco. I peri mostrano belle composizioni cromatiche che sfumano gradualmente dal verde ancora lucido e scuro tipico della specie ai toni rossastri e quasi violacei delle foglie degli esemplari che per primi, per varietà e posizione, hanno reagito producendo antociani, i pigmenti che molte piante sintetizzano in questo periodo per proteggersi dalle basse temperature. I filari di kaki, come ogni anno, dominano la scena e le foglie ovali dallo splendido colore arancio fanno spiccare anche il giovane filare realizzato l’inverno scorso a valle della strada che sale al Palazzino. Qua e là risaltano le varie tonalità di giallo di gelsi, melograni, aceri e tigli. Per apprezzare il giallo dorato delle ginkgo nel fondovalle ombroso del rio Fontane, all’ingresso del parco, bisognerà aspettare ancora qualche settimana, ma per gli appassionati del foliage questo è sicuramente un buon momento e, probabilmente, un buon anno.

Villa Ghigi tra i luoghi del cuore FAI

Paolo Nenni

Emergenza Coronavirus. Il Parco Villa Ghigi è di nuovo aperto

 

Ai frequentatori del Parco Villa Ghigi e ai tanti amici della Fondazione

Per contrastare l’emergenza coronavirus negli scorsi tre mesi abbiamo annullato tutti gli appuntamenti per bambini e adulti nel Parco Villa Ghigi, come pure nell’Aula Didattica del Parco Grosso e nel LEA di Villa Scandellara.
Dal 4 maggio il parco, come tutti gli altri, è di nuovo aperto: è verde e rigoglioso più di sempre e regala ancora belle fioriture (di tante erbe dei prati, di orchidee e altre specie preziose).
In questo primo periodo dopo la riapertura ci sembra che le cose si svolgano in modo abbastanza ordinato, anche se, soprattutto nei fine settimana, abbiamo visto comportamenti non sempre adeguati e rispettosi: molti rifiuti nei cesti e intorno (sarebbe bene riportare con sé almeno quelli più ingombranti!), molte persone con la mascherina e molte senza, troppe persone vicine nei prati, qualche raccolta di fiori (è vietato!), qualche cane lasciato a rovistare nei cesti dei rifiuti (dove già si accaniscono cornacchie e gazze), biciclette a eccessiva velocità (e fuori dalla viabilità principale), pallonate contro la villa (se si vuole giocare a pallone meglio andare altrove), qualche auto e moto che, soprattutto nel tardo pomeriggio, ignora i numerosi divieti (ci sono almeno cinque cartelli prima di entrare nel parco). Segnaliamo, visto che qualcuno ce lo ha chiesto, che le attrezzature del percorso vita non possono ancora essere utilizzate e pensare a una loro sanificazione quotidiana ci sembra al momento impraticabile (e anche inutile, come è facile intuire).
Il nostro centro estivo nel parco, seppure con modalità e numeri un po’ diversi dagli altri anni, è ricominciato. Il punto di ristoro della Casa del Custode ha aperto a metà giugno.
Noi siamo in prevalenza tornati a lavorare in ufficio e siamo peraltro sempre raggiungibili scrivendo a info@fondazionevillaghigi.it o alle nostre mail singole, che molti di voi hanno e che comunque si trovano sul sito.
Buone passeggiate nel parco

 

 

La fioritura del corniolo

Ivan Bisetti

Nei querceti della collina il corniolo (Cornus mas) è tra i primi arbusti a segnalare che la ripresa vegetativa si è avviata e i mazzetti di piccoli fiori gialli che compaiono a coppie opposte sui suoi rami sottili sorprendono per la loro semplicità e bellezza in un momento in cui il bosco è ancora spoglio. Nel parco i fiori compaiono di solito ai primi di marzo, ma in questo inverno così anomalo molti cornioli hanno già aperto le gemme per far emergere poco alla volta piccole ombrelle composte da minuscoli fiori, grandi solo 4-5 mm, con quattro stami circondati da altrettante brattee disposte a croce. Da alcuni giorni la sua fioritura leggera allieta il triangolo che si incontra nei pressi dell’ultima curva della strada che sale a Villa Ghigi, dove si trova il corniolo di maggiore fascino e dimensioni. Da questa precoce fioritura si formeranno le corniole: drupe ovali dalla superficie liscia e dal brillante colore rosso, che matureranno però solo a fine agosto. Le corniole, molto ricercate dall’avifauna, possono essere consumate fresche, conservate o trasformate in marmellate. Il legno, particolarmente duro, ha avuto molteplici usi sin dall’antichità. Il corniolo è una specie spontanea tipica dei boschi collinari, mentre nei giardini spesso si incontrano varietà ornamentali e specie simili, come il nordamericano C. florida e l’asiatico C. kousa.

I primi segni di risveglio della natura

Ivan van Bisetti, Fondazione Villa Ghigi

Una primula non fa primavera si potrebbe dire, ma dopo i molti giorni di sole di gennaio qualche fiore di questa specie ha fatto timidamente la sua comparsa e i primi segni della ripresa vegetativa delle piante si iniziano a vedere nel parco. Sui pendii a lato del rio Fontane, ma anche sulle scarpate e nei prati a ovest del boschetto alle spalle della villa, tra il tappeto di foglie secche e dai toni spenti, risaltano i primi boccioli di colore giallo brillante del piè di gallo (Eranthis hiemalis), incorniciati da un caratteristico verticillo di foglie. Gli ellebori (Helleborus bocconei e Helleborus odorus), invece, sono già in piena fioritura, ma il verde tenue dei loro tepali si fa meno notare. Tra gli arbusti è il nocciolo (Corylus avellana) che con i suoi lunghi amenti gialli penduli pare già pronto a cedere al vento il suo polline; può sembrare impaziente, ma d’altra parte ormai da un paio di settimane una cascata di fiori gialli di gelsomino d’inverno (Jasminum nudiflorum) ravviva il muretto del secondo tornante della strada che sale nel parco e, nei giardini della città, il ben noto calicanto d’inverno (Chimonanthus praecox) ha iniziato a diffondere il suo delicato profumo.

Il rifugio dei pirrocoridi

pirrocoridiIvan Bisetti - Fondazione Villa Ghigi

In queste mattine gelide, molti animali del Parco Villa Ghigi rimangono nei loro ripari in attesa che il sole arrivi a mitigare la temperatura. Le buche nel terreno, le cavità degli alberi, gli spazi tra le cortecce più rugose sono i loro rifugi naturali, mentre gli scoiattoli si costruiscono delle specie di nidi di forma sferica tra le chiome degli alberi dove si raggomitolano scaldandosi con la folta coda; anche i nidi artificiali in questo periodo sono molto usati dagli uccelli come dormitori. Spesso gli animali si riuniscono per proteggersi: il piccolo gruppo di pirrocoridi della fotografia ha scelto per svernare, in uno stato simile al letargo, un ciuffo di muschio su un tronco di bagolaro, scegliendo il lato al riparo dai venti freddi, nei pressi dell’edificio colonico del Becco. Il pirrocoride attero (Pyrrhocoris apterus) è un insetto con abitudini spiccatamente gregarie, chiamato anche cimicetta rossonera per la caratteristica vistosa colorazione; è una specie innocua, che si nutre di linfa ma non provoca danni significativi alle piante attaccate (tigli, carpini, querce e altri). La maggioranza degli individui ha ali molto ridotte (come suggerisce il nome specifico) e le forme giovanili che si sviluppano in primavera ne sono del tutto prive. Anche se molto comune nei giardini e presso le abitazioni, è una specie di apprezzabile interesse scientifico perché proprio dallo studio del suo ciclo biologico sono state fatte le prime scoperte sull’esistenza dei cromosomi sessuali.