Natura alla finestra
Osservazioni e contributi
Per rompere il ghiaccio, cominciamo noi, con un breve testo e una foto che ci ha inviato nei giorni scorsi Ivan, mentre discutevamo quest’idea della natura alla finestra, su un’osservazione fatta dal balcone di casa, a Casalecchio.
Ieri dal balcone ho visto sull’albero di fronte un piccione più grande degli altri. Ho pensato fosse solo un’impressione, allora ho guardato meglio: no, era proprio più grande. In quell’attimo ha spiccato il volo e sull’ala ho scorto una linea bianca piuttosto evidente. Sono rientrato a prendere un manuale sugli uccelli e tra i disegni di colombi e tortore ho letto: “Colombaccio, si distingue per una fascia chiara intorno al collo e sulle ali”. Nel frattempo si era posato di nuovo su un albero in vista. Ho afferrato il binocolo, che in questi giorni tengo sempre appoggiato sul tavolo, e ho provato a inquadrarlo: c’era la fascia sul collo. Il colombaccio è una specie presente tutto l’anno in Italia che predilige abitare nei boschi al margine di radure o campi, dove si ciba di frutti, semi e talvolta piccoli invertebrati; negli ultimi decenni si sta però avvicinando sempre più a parchi e giardini urbani. Sono rimasto a seguirlo per un po’ mentre volteggiava tra i rami, chiedendomi se era lui che in questo giornate più silenziose aveva deciso di spingersi verso la città o se, invece, era qui intorno anche negli anni scorsi, ma ero io, sempre di fretta, a non averlo mai notato.
Il giorno dopo, mentre un altro parlava con Camilla, sempre a proposito dell’idea della natura alla finestra e di come inserirla nel sito, lei ha visto e poi fotografato due uccelli su un albero sotto casa, in zona Mazzini; e il più grande è sicuramente un colombaccio (quello più piccolo, sembra più un piccione; ma qualche giorno dopo il nostro amico Bruno, eccellente ornitologo, ci ha scritto che più probabilmente si tratta di un giovane di colombaccio, sul quale non è ancora comparsa la fascia bianca sul collo).
Ecco un bel video che ci ha mandato Paolo, a cui hanno contribuito i suoi familiari – e anche Valentina, i suoi bimbi, e qualcun altro della Fondazione Villa Ghigi – che dalla sua abitazione in ambito rurale, a una certa distanza da Bologna, ha ben sintetizzato con le immagini il senso della nostra proposta.
Roberto, che abita dalle parti del Giardino del Ghisello, ci manda questa sequenza di un picchio rosso maggiore che si arrampica per sottrarre il cibo ad alcune cince. #NaturaAllaFinestra
Rita ci invia Foto dal mio giardino…. la natura non si ferma e ci ricorda che la vita continuerà... #NaturaAllaFinestra
Francesca, che abita in zona San Donnino, scrive: Da giorni avverto movimenti e fruscii provenire dalla siepe di alloro, che circonda il mio piccolo giardino. Quando mi accosto alle piante e provo a sbirciare nell’intrico dei rami, i rumori cessano immediatamente. Allora mi guardo attorno, per catturare un indizio e trovare risposte. A volte scorgo un merlo che mi osserva incuriosito, mentre ai piedi del melograno becchetta un frutto caduto e raggrinzito, ma ricco all’interno di semi di un bel rosso rubino. Con i sui modi confidenti sembra dirmi “Io non sono stato!”. Oggi il mio sguardo si è posato per caso sulla sommità di una delle due colonne che affiancano il cancello di ingresso e ha scovato un’altra vicina di casa: una lucertola, immobile come una statua, tutta concentrata a godersi il sole del primo pomeriggio. In un attimo, sono rientrata in casa per recuperare la macchina fotografica e una guida sui rettili d’Europa. Furtiva e silenziosa, mi sono di nuovo avvicinata e lei era nella stessa posizione. Le squame, colorate di verde, nero, beige e marrone, brillavano e parevano tessere di un mosaico. Sul capo, nella gola e nel resto del corpo, un caratteristico disegno reticolato mi ha fatto pensare a un maschio di lucertola muraiola. Grazie all’ingrandimento, ho notato l’iride color rame. Mi stava tenendo d’occhio, era evidente, ed è stato sufficiente un mio scatto fotografico di troppo per farla allontanare. Lesta e leggera, si è nascosta nella siepe fitta, creando con il suo passaggio un fruscio di fronde, e diffondendo nell’aria un gradevole profumo di alloro. Conto di incontrarla ancora…
Irene, dalla sua abitazione in una traversa di via Saragozza, ci racconta: “Da qualche settimana ho stretto amicizia con una tortora dal collare che va e viene dalla terrazza del nostro soggiorno. Soprattutto d’inverno spargo pezzetti di frutta secca, semi e biscotti sul davanzale; a turno passano a banchettare merli, cinciarelle, capinere e codirossi spazzacamino, che abitualmente frequentano gli alberi del giardino condominiale confinante con un boschetto misto di tigli e sempreverdi. L’avevo vista spesso sul grande pino domestico davanti a casa, mentre becchettava tutta soddisfatta per ciò che trovava. Appena sveglia, prima del caffè, la curiosità mi spinge in soggiorno, corro ad affacciarmi ed eccola lì, sul davanzale che mi guarda con la testina piegata da un lato, gli occhietti scintillanti e il tipico semicollarino nero intorno al collo. Ci fissiamo a lungo con lo sguardo di chi si incontra per la prima volta. Da qualche giorno ha preso coraggio e cammina sulle corte zampette rossastre fra i vasi di terracotta delle ortensie. Sembra in costante allarme e ogni tanto alza la testa per guardarsi attorno. L’altro giorno è arrivata una gazza per banchettare a sua volta, così ho scoperto che sotto la sua parvenza mite e delicata, la mia nuova amica nasconde un piglio prepotente; è così impertinente e allo stesso tempo dolce che ci fa sciogliere di tenerezza. Non sempre dà confidenza e quando mi avvicino di soppiatto per scattarle una foto, con un rapido batter d’ali vola via su un ramo, mi guarda e aspetta paziente che rientri in casa. Ieri nel pomeriggio, ci ha fatto una sorpresa, è arrivata in compagnia! Quale il maschio, quale la femmina? Difficile a dirsi, sono del tutto simili; la femmina è solo leggermente più piccola. Forse proprio di fronte a noi, da qualche parte sul pino, avranno costruito di nascosto il loro semplice nido e ci rallegra l’idea che usino la terrazza come fosse la loro. Vicini di casa, ognuno impegnato nelle sue faccende, curiosi con garbo gli uni degli altri.”
Mara ci invia le foto dal suo giardino #NaturaAllaFinestra
“Dal mio balcone. La natura dà sempre opportunità, possibilità di riprovare. Ci insegna che si può sfiorire ma risbocciare una seconda volta. Un abbraccio forte.”
Margherita, Voghera, 39 anni, Ortoterapista
Stefano, 63 anni, da Casteldebole, quartiere Borgo Panigale Reno. “Dalla mia finestra vedo la campagna a ovest oltre la tangenziale e la collina a sud verso Casalecchio e San Luca. Sono socio e partecipo alla Cooperativa Arvaia, dove coltiviamo biologicamente ortaggi e frutta in Via Olmetola 16. Dalla finestra vedo anche le residue coltivazioni di pesco che hanno fatto bellissimi fiori rosa nelle settimane scorse. Li ho fotografati e ho letto una bella poesia di Herman Hesse che vi invio. La campagna deve tornare ad essere una parte viva per la città e per noi cittadini, che possiamo godere della sua bellezza e mangiare i buoni frutti che ci offre.”
Colmo di fiori
Colmo di fiori è il pesco,
Non tutti diventeranno frutto,
Splendono limpidi come schiuma di rose
Per l’azzurra fuga delle nubi.
Come fiori sbocciano i pensieri,
Cento al giorno – Lasciali fiorire!
Lascia alle cose il loro corso!
Non domandare del raccolto!
Occorrono anche giuoco e innocenza
E fiori in abbondanza,
Altrimenti il mondo ci sarebbe angusto
E la vita priva di piacere.
Herman Hesse, “Il canto degli alberi. Poesie, prose, racconti” Ed. Guanda 2001
Viviana, 40 anni, Quartiere S.Stefano (fronte parco Lunetta Gamberini) “La vicinanza al parco favorisce la presenza costante dei merli. Questo esemplare maschio (si differenzia dalle femmine per il piumaggio nero ed il becco giallo o arancione) se ne sta in cima ad un cartello stradale intonando il su canto melodioso. Vi assicuro che è un’ottima compagnia. Buona quarantena a tutti e a presto!”
Dalla finestra sul cortile di Ruggero, 7 anni, quartiere Saragozza: “Dalla mia finestra vedo un bellissimo albero di albicocche. Adesso è pieno di gemme e foglioline, l’anno scorso verso giugno abbiamo raccolto tantissime albicocche… I rami entravano in casa! Nel cortile del mio palazzo invece ho fotografato tanti esserini, tutti in un unico piccolo ramo di rosa! C’erano: una coccinella, una formica e tanti insettini verdi sul bocciolo (anche se la mia mamma pensa che gli esseri verdi non fanno bene alla pianta!). È tutto. Sono felice che la natura si sta risvegliando Quando sarà possibile ritornerò a Villa Ghigi. Grazie, ciao a tutti!“
Le api di Gaia nel suo giardino nel quartiere San Ruffillo, a cui uniamo il contributo di Dany, che ci invia una sua poesia sulla primavera. #NaturaAllaFinestra
La primavera bussa alla mia finestra con i suoi colori e il suo canto…
La natura continua a manifestare il suo straordinario evolversi senza sosta…
Il primo fiore di ciliegio spunta sul ramo aprendosi all’ape laboriosa…
Gli uccellini cinguettano allegri e gioiosi, liberi di essere sé stessi, di aprire le ali e volare in alto fra gli alberi…
… ed un passerotto si mostra timido sul davanzale, e mi tiene compagnia con il suo saltellare su e giù alla ricerca di un sorriso…
Il sole illumina le foglie ormai verdi, accarezzate da un venticello fresco e leggero…
E la mia anima si apre alla totale meraviglia …
Grazie natura del dono che mi offri, riempiendo i miei occhi e il mio cuore di così tanta bellezza.
Cristina, da via Rialto, zona Porta Castiglione, ci invia il suo contributo #NaturaAllaFinestra intitolato ‘Una meraviglia da marciapiede’: “Eccolo qui il mio amico: il Tarassaco. Ogni volta che esco per fare la spesa, lo vado a guardare e mi dona sempre ammirazione e un sorriso nel cuore. Un luogo più incredibile non poteva trovarlo per nascere: Via Castiglione, nel suo tratto vicino alla Porta. All’inizio era stato solo il verde della sua rosetta di foglie dentellate da dente di leone, macchia di colore sul grigio del marciapiedi ad attirare la mia attenzione. Ho pensato all’incredibile voglia di vivere di quel semino che era riuscito a far attecchire lì la sua radice, insinuandosi forse in una piccola crepa dell’asfalto, tra strada e marciapiedi. E poi, un giorno, spunta il primo fiore. Incredibile! In quel luogo apparentemente così inospitale, circondato da piccoli rifiuti, lui porta sicuro la sua bellezza: esibisce la sua infiorescenza come un vero sole con tanti raggi dorati e brillanti…uno stupore! Bellissimo! Poi escono altri fiori, ognuno è un sole e, sempre, splende di meraviglia. Ma non è finita qui: in questi ultimissimi giorni, al posto dei primi fiori, ci sono i soffioni, batuffoli perfettamente sferici, un’altra magia di trasformazione. Sono la promessa per diffondere nuova vita, con l’amicizia di un soffio di vento e con una buona dose di fortuna. Auguri coraggioso tarassaco! E poiché mi risuona dentro, ecco un verso della Poesia dei doni di J.L.Borges: “Ringraziare voglio…per il mistero della rosa che prodiga colore e non lo vede […]”.Allora io…ringraziare voglio per il piccolo splendente tarassaco, che dona bellezza e resilienza.“
Ci scrive Katia: “Buongiorno, mi scuso per la scarsissima qualità della mia foto. Nel cerchio c’è un nido che fra qualche giorno sarà completamente nascosto dalle foglie dei tigli, che solo la settimana scorsa ne erano completamente privi. Da qualche giorno non vedo più i due uccelli che l’hanno costruito. All’ora dello scatto prima li sentivo già all’opera e ho potuto assistere al progressivo crescere del nido, bacchetto per bacchetto. Torneranno? Forse…. Li aspetto per uno scatto migliore!” Oggi, dopo qualche giorno ci scrive di nuovo: “Come previsto il nido è ancora più nascosto fra le foglie. Attualmente secondo me è visitato, se non addirittura ‘abitato’. In primo piano ci sono i rametti del gelsomino che più di 20 anni fa fu piantato in giardino appoggiato al palazzo e ora, nonostante qualche violento intervento poichè disturbava l’apertura dei tendoni, ha raggiunto il quarto e ultimo piano. Io abito al secondo, non ho mai messo il tendone e mio marito anni fa è riuscito ad ‘agganciare’ il gelsomino, che con la crescita lambisce la finestra della mia camera da letto e mediante archi orna tutta la terrazza che si apre sulla sala. A giorni fiorirà e sarà uno spettacolo per gli occhi e una delizia per il naso. Da quella finestra che non ha mai la serranda abbassata, in questi giorni ho scattato anche una foto della luna all’alba, stando ancora sotto le coperte. L”ultima foto ha lo stesso soggetto, la luna, ma al tramonto, sempre dalla finestra.”
La maestra Perla, che ha assegnato #NaturaAllaFinestra come compito per le vacanze di Pasqua ai suoi alunni di terza elementare (Istituto San Giuseppe di Bologna), ci invia foto e descrizione scritta da Adele, di 9 anni, intitolata ‘Guardando dal mio terrazzo…’: “Dal mio terrazzo vedo tanto verde: in lontananza la collina, più vicino il parco di una casa. E’ un parco gigantesco con tantissimi alberi ma la pianta che più mi piace è un albero con dei fiori di colore rosa-viola, probabilmente perchè amo questo colore. Guardando bene ce n’è più di uno di questi alberi, sparsi in tutto il parco, qualcuno più alto e qualcuno più piccolo. Hanno il tronco e i rami sottili e antissimi fiori di colore rosa acceso. Facendo una ricerca su Google ho trovato che il suo nome è Cercis siliquastrum ma viene anche chiamato ‘albero di Giuda’ e non sapevo esistessero tante leggende su questa pianta. Il Siliquastro appartiene alla famiglia delle Leguminose ed è originario dell’Europa del sud e dell’Asia Minore. Il nome deriva dal greco ‘kerkis’, ad indicare la forma di una ‘navicella’ o di una ‘spola’ e dal latino siliqua, ovvero ‘bacello’, entrambi in relazione alla forma dei suoi frutti. Vi sono diverse leggende che collegano tale albero all’aposolo traditore, leggende rafforzate anche dal comportamento naturale dell’albero che fiorisce proprio durante il periodo di Pasqua.”
Annamaria ci scrive: “Nel gelsomino del mio terrazzo ho scoperto un nido di merlo, poi curiosando di giorno in giorno ho visto aumentare le uova. Adesso sono quattro, aspetto la schiusa e i piccoli.” Poi sabato 2 maggio ci scrive ancora: “Vi invio le foto di questi ultimi 5 giorni, dopo la nascita dei piccoli merli il 27 aprile. E’ affascinante vedere come dei merli si occupano dei loro piccoli! Ormai hanno capito che non si possono liberare di me, a volte mi trovano sulla scaletta a scattare foto e si fermano a guardarmi con circospezione. Arrivano con i vermetti nel becco per nutrire ‘gli affamati’ che hanno il becco sempre spalancato!” #naturaallafinestra
Manuela ci invia il suo contributo #NaturaAllaFinestra: “La prima cosa che faccio alla mattina è aprire la porta finestra che apre su un cortiletto interno in cui custodisco qualche piantina in vaso e qualche piccolo arbusto (Pittosforo, Forsizia, Calicanto). La rete di recinzione che separa questo piccolo spazio verde dall’altro condominio è intrecciata con gelsomino e edera. Vicino alla rete accumulo da tempo vasi di diversa dimensione con l’idea che mi serviranno per nuovi arrivi. E’ proprio fra questi vasi che spesso si nascondono limacce e chiocciole, protette in un microclima umido e buio che i vasi offrono. L’altro giorno mi è successo di notare delle bave luccicanti fra le foglie di edera e altre sul cemento. Periodicamente ho cercato tra le piante e finalmente sono riuscita a rintracciare non una ma ben due chiocciole. Una l’ho posata sul tavolino per osservarla da vicino. Dapprima, chiusa nella sua conchiglia giallo pallido solcata da una spirale marrone, non mostrava segni di vitalità. Ma dopo pochi minuti il corpo grigiastro e carnoso chiamato piede è uscito contemporaneamente ai quattro tentacoli. Con quelli più lunghi che all’estremità portano gli occhi, la chiocciola sembrava osservarmi a sua volta. In poco tempo si è diretta all’ombra, per restare sul bordo del tavolino. Non è vero che le chiocciole vanno lente – ho pensato. L’altra, più scura, è rimasta chiusa e immobile sul bordo di una fioriera. Guardando poco più in là mi accorgo di varie foglie mangiucchiate. Sicuramente la responsabile di questo banchetto è proprio lei che con la sua radula, un organo simile ad una lingua con tanti minuscoli dentelli, raschia le foglie per cibarsene. Il giorno dopo non c’era né l’una né l’altra ma di mattina continuo a notare delle piste scintillanti che lasciano nella notte.“
Matteo, 5 anni, attraverso la sua mamma ci invia le foto delle fioriture del suo giardino a Borgo Panigale e degli animaletti che lo abitano #NaturaAllaFinestra
Simona, 61 anni, quartiere Saragozza ci invia i suoi disegni e ci scrive: “Amo il disegno! Con il coronavirus e la conseguente clausura mi è venuta l’idea di documentare questi giorni in un quaderno, dove disegno ciò che mi colpisce dell’ambiente in cui sono costretta a vivere. Per il momento vi mando questi due schizzi di fiori raccolti dal prato e dalle siepi condominiali. Se vi piacciono, nei prossimi giorni disegnerò il glicine che è in fioritura.” E infatti: “Oggi ho disegnato il glicine sul mio quaderno del coronavirus. L’ho trovato lungo la via, piantato contro una rete di cinzione di un giardino. É pieno di api e fa un profumo meraviglioso che ora ho in casa. É incredibile quante piante crescono fra l’asfalto e le auto parcheggiate.” #NaturaAllaFinestra
Roberto ci invia un altro contributo #NaturaAllaFinestra con foto e video (tutti i contenuti a questo link), intitolato ‘Sciamatura delle formiche Camponotus Vagus’: “Oggi è giorno di bucato. Mi accingo a stenderlo sul filo metallico che da lunghissimo tempo collega l’antico muro al vecchio albicocco. Come sempre gli do una scrollata preventiva affinché le grosse formiche che lo usano come ponte non vengano schiacciate dai panni. Mentre mi distraggo a osservare le gemme dell’albero che cominciano a schiudersi in foglie, la mia attenzione è richiamata da un intenso brulichio e mi chiedo cosa stia facendo il formicaio di nuovo. Una sorpresa inaspettata cattura la mia attenzione: dalle fessure del vecchio albicocco si affacciano, alate e possenti, le regine e i maschi pronti al volo nunziale, circondati da un considerevole andirivieni di operaie. I raggi obliqui del sole riscaldano i vecchi capitozzi che l’albero negli anni ha subito, vittima di una poco saggia abitudine contadina del passato, e dalle cui ferite mai guarite ora si affacciano le porte di accesso al formicaio, che si estende nel legno morto dell’albero in un dedalo di gallerie. In questi scuri antri le grosse formiche nere si accalcano. Le operaie, lunghe oltre il centimetro, si adoperano nelle varie faccende, Le regine, grandi quasi il doppio, sembrano prendere il sole, affacciate poco fuori la soglia, con il loro torace possente, per sorreggere i muscoli del volo, e l’addome allungato contenente gli organi riproduttori. I maschi alati hanno quasi le dimensioni delle operaie, ma sono più affusolati, un po’ come le vespe. Qua e là sembrano pattugliare la situazione le ‘guerriere’, con i loro testoni sproporzionatamente grossi, ornati da possenti mandibole. La sciamatura sembra imminente, ma la mia presenza sembra innervosirle. Provo a fare qualche foto col telefono. Voleranno a lungo, anche per chilometri, cercando un luogo distante dalle altre colonie. Ogni regina fecondata tenterà di fondare una nuova colonia. Molte non ce la faranno, verranno predate o altro. Le superstiti sceglieranno probabilmente qualche fessura sotto la corteccia di qualche vecchio albero per allevare in autonomia la prima generazione di operaie, che saranno molto più piccole delle generazioni successive. Ma voleranno oggi stesso? O nei prossimi giorni e oggi si gustano l’ebrezza dell’attesa? Non è che stanno temporeggiando perché sono in mezzo ai piedi? E’ evidente che mi percepiscono, perché quando mi avvicino, le alate rientrano protette nei loro antri e le operaie brulicano da tutte le parti. La mia presenza è così di disturbo? Mi piacerebbe osservare la partenza, ma forse devo accontentarmi del regalo che mi hanno fatto oggi e lasciarle in pace. Mi accorgo del bucato ancora nella cesta e mi allontano per finire di stendere. Se fossi un entomologo esperto di formiche mi sbilancerei a identificarle come Camponotus vagus, per congruità con la morfologia e il periodo di sciamatura, ma essendo un semplice naturalista, mi limito a descriverle e a osservare il loro affascinante mondo.“
Chiara, 50 anni, dal Parco dei Cedri – quartiere Savena ci scrive: ” Vi invio un piccolo diario fotografico delle aiuole del Parco dei Cedri e di una panoramica del parco spruzzato di neve a fine marzo, un momento di bellezza e respiro in questa quarantena.” #NaturaAllaFinestra
Lucrezia, 7 anni, quartiere Porto-Saragozza ci invia il suo disegno intitolato ‘Il mio mini giardino’: “Ho disegnato l’ingresso del mio giardino. Ci sono dei rami intrecciati che a primavera fioriscono con roselline gialle.” #NaturaAllaFinestra
#NaturaAllaFinestra di Chiara, 5 anni, scuola dell’infanzia Grande Castello di Calderara di Reno e #NaturaAllaFinestra di David 6 anni, primaria Garibaldi di Casalecchio di Reno
#NaturaAllaFinestra dei bambini della classe 2^B, della scuola Manzolini di Bologna (Quartiere Porto Saragozza) di 7 e 8 anni: Beatrice, Douniel, Elia, Francesco, Gabriele, Giorgia, Ludovica, Viola. “Saremmo dovuti tornare a Villa Ghigi domani ad osservare l’orto e gli ambienti del Parco… Speriamo di vederci presto! Vi inviamo i nostri disegni, foto e video. Un caro saluto da Mariaurora”
#NaturaAllaFinestra di Rita, 26 anni, zona Siepelunga: “Volevo innanzitutto ringraziarvi per la bella iniziativa! E’ un po’ quello che sto cercando di fare io dalla mia finestra: studiare quello che più amo (sono all’ultimo anno della magistrale Scienze e Gestione della Natura). Questa è una delle tante bellezze che vedo dalla mia finestra: un piccolo Codibugnolo che becchetta le gemme di un albero di Fico. Un mio professore, durante una sua lezione ci raccontò una storia. Disse a sua mamma di aver trovato un posto pieno di pipistrelli, così pieno come non ne aveva mai visti nella sua carriera. La mamma gli disse: Ti prego, portamici. Lui la portò in quel posto sensazionale, nel silenzio più assoluto scese dalla macchina senza neanche chiudere lo sportello per non far rumore e il prof disse: Guarda mamma, sono tantissimi! Lei lo guardò esterrefatta e disse: Ma dove? Io non vedo nulla. I pipistrelli c’erano, ed erano tantissimi, ma lei non li vedeva. A quel punto il prof ci disse: Allenatevi a vedere quel che cercare, altrimenti non lo vedrete mai. Il teleobiettivo ci facilita la visione del Codibugnolo ma cercarlo e puntarlo non è stato semplice. Allenatevi anche voi a vedere quel che cercate perché non è affatto semplice. Sulla mia pagina Instagram @oscu_rita sto provando a condividere tutte le bellezze che vedo dalla mia finestra. Un saluto a tutti e restate a casa!”
Ci scrive mamma Susan, con Riccardo e Anita: “Buongiorno, in questa lunga quarantena e grazie al vostro stimolo abbiamo raccolto alcune foto e osservazioni. Il materiale che vi allego è un piccolo montaggio eseguito da mio figlio Riccardo, che frequenta la 3a elementare, con il supporto della sorella Anita, di 4 anni. Si sono divertiti a fotografare e stampare ciò che vedevano dalla finestra. Il materiale poi lo hanno rilegato a mo’ di libro, qui una breve selezione di ciò che hanno prodotto. Grazie da Riccardo e Anita!”
Ci scrive Maite con Mikel: “Buonasera, sono Maite, abito in zona Porta Lame e insieme a mio figlio Mikel, di 3 anni, in questa quarantena abbiamo fatto tantissime belle scoperte nel nostro giardino condominiale. Da qualche giorno abbiamo trovato una papera e solo oggi siamo riusciti a fare delle foto senza farla volare. Abbiamo pure trovato delle fragoline di bosco che abbiamo poi trapiantato nel nostro balcone. Grazie mille per il lavoro che fate, condividendo i colori e le gioie della primavera in questi giorni grigi.”
Ci scrive Nicoletta: “Ciao sono Nicoletta, ho 43 anni e vivo a Bologna, quartiere Santo Stefano; pur vivendo in città, ho la fortuna di avere una terrazza che si affaccia su un giardino interno: in questi mesi di quarantena è stata la mia “oasi” di pace e di riconnessione con la Natura. Assieme ai quotidiani avvistamenti di diversi uccelli come merli, cince, pettirossi (e ai loro canti!) ultimamente è arrivata anche una coppia di stupendi picchi rossi maggiori! Posso solo provare gratitudine per tutto ciò, ma soprattutto per l’affaccendarsi quotidiano di tanti insetti impollinatori che sono venuti sui quei pochi fiori sbocciati nei miei vasi: Sirfidi, Api da miele, Api legnaiole, Bombi, Osmie, oltre a piccole farfalle colorate e all’ultima ospite arrivata qualche giorno fa…una coccinella! Un abbraccio”
#naturaallafinestra, storia di un fagiolo: “Vi invio questo video che racconta la crescita di una fagiolo in un vaso nella mia terrazza!” Alessandra, Insegnante della scuola dell’infanzia G. Dozza di Bologna
#naturaallafinestra dei bambini della 3B Primaria Don Minzoni di Bologna, foto e testi che ci inviano i Maestri Maria Paola e Mario, insieme a bellissimi e coloratissimi diari di cui pubblichiamo un estratto: “I fiori… piccole macchie di colore che adornano i balconi, i cortili, i giardini, di Edoardo, Sofia, Federico, Matteo P.,Ginevra, Leandra, Alice, Matteo L., Youssef, Maya, Chiara, Najla, Arina, Michelangelo, Thays, Isslem, Linda e Chiara R. Ci sono: i timidi papaveri, le vanitose ed eleganti rose, i maestosi gerani, i fiori rossi vermigli che impreziosiscono la chioma del melograno, i soffici soffioni, pronti a liberarsi nell’aria non appena l’alito leggero del vento, il soffio buffo ed energico di un bimbo si avvicinano alla loro nuvola bianca; le minuscole margheritine che come sentinelle si allineano lungo i marciapiedi e le strade, il gelsomino che sul muretto poggia i suoi rami, i longilinei iris e altri ancora. Spazi, muretti, vasi, aiuole, che senza le piante, i loro rami e i loro fiori, sarebbero spogli, solo cemento grigio, sarebbero come nidi abbandonati. Colorati, profumati, piccoli, grandi, alti, bassi, chiusi, aperti, a grappolo, solitari, a cascata, a imbuto, rotondi, gioiosi…insomma: tanti, diversi e meravigliosi come i bambini!”
Concludiamo con il video che ci ha inviato Annamaria: “Un piccolo video con il pasto dei merli, quando la mamma vola restano sempre col becco aperto aspettando e, nel giro di poco, torna con un vermetto. Ormai hanno tutte le piume e sono pronti a volare. In un giorno hanno lasciato il nido tranne il più piccolo che è rimasto solo solo nel nido. Ma il mattino seguente anche lui ha spiccato il volo. Buon viaggio!”
Grazie a tutti voi
Ci vediamo nei parchi!